GIAMPAOLO MAJONCHI
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I voli low-cost uccideranno la fotografia.

date » 12-10-2014 15:10

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Sono reduce da un paio di esposizioni di fotografia, la prima Les Recontres D’Arles è una manifestazione internazionale di forte spessore e storia, con un passato glorioso ed un presente vivace così come lo è la fotografia in Francia. Un appuntamento annuale a cui faccio fatica a non partecipare.
La seconda, più casereccia, è il SiFest di Savignano, a pochi chilometri da casa, un festival che avrebbe avuto la pretesa di assurgere a ruoli internazionali ma che è rimasto, purtroppo, a livello delle varie rappresentazioni a livello locale o, al massimo, nazionale se si considera la transumanza degli appassionati che frequentano le varie letture e partecipano, con energia ed entusiasmo direi,a quasi tutte queste manifestazioni.

In entrambe le esposizioni ho notato questa nuova tendenza fotografica (che a me non sconvolge ma tant’è) praticata soprattutto dai giovani e dagli studenti di fotografia (non per niente ad Arles c’è la scuola nazionale francese di fotografia) di realizzare foto a soggetto amorfo che spesso riprendono giovani smunti, pallidi e praticamente sempre tristi. Appoggiati ad un muro, dentro ad un bosco, davanti al casermone di rito o stravaccati su una poltrona.
Quasi sempre a toni freddi, dominante ciano, capelli biondi immancabilmente unti.
Se si vedono così vuole dire che il danno sociale creato a questa generazione di precari è veramente alto.
Come conseguenza diretta di questa depressione, c’è il viaggio nel paese sfigato, la Romania è una delle mete predilette da quando esistono i voli low-cost, le immancabili foto dentro la cucina della famiglia media dove lui fuma, lei tiene in braccio l’ultimo arrivato mentre i fratelli, vestiti alla meglio, guardano fisso dentro all'obiettivo nella vana speranza di trovare una adozione, anche a distanza. Fanno da sfondo la foto del nonno morto e quella dell'immancabile santo magiaro circondato da fiori di plastica.
Sta prendendo piede anche il centro America, non economicissimo ma con varie combinazioni di voli ci si può arrivare senza dissanguarsi, dove la "Revolucion", la droga e la prostituzione sono fonte inesauribile di fotografie e di applausi nelle letture.
Chi ha paura dell’aereo si reca invece nella vicina spiaggia (ce n’è sempre una a tiro) per fotografare i bagni spogli, lo scheletro dell’ombrellone, i giochi per bambini abbandonati e ricoperti dalla sabbia dell’ultima mareggiata.
Ad Arles un artista olandese ha presentato una ventina di foto in maxi formato della piazza di alcune cittadine olandesi, tutte uguali, drammaticamente pensate allo stesso modo (le piazze) senza personalità ed alienanti. Credo e spero che il messaggio fosse questo ma alla terza piazzetta non ne potevo più e sono passato ad altro.
Ovviamente c'erano molti altri lavori interessanti, altri davvero notevoli che hanno ripagato la fatica del viaggio.
A Savignano c’erano esposizioni imbarazzanti per la vuotezza dei contenuti, c’erano lavori piacevoli, altri degni di nota, altri nemmeno notati così come accade sempre in queste occasioni.
Credo sia normale non incontrare i gusti di tutti, o che tutti (io) non capiscano le nuove tendenze artistiche.

Adesso vorrei dire una cosa; non sono un critico, non capisco le tendenze e certe foto non mi piacciono. Ma quanto scritto sopra rimane sempre dentro la sfera del gusto personale per cui il valore non è altro che una opinione e in quanto tale opinabile.
Non è neanche snobismo perché ho centinaia di foto, con le situazioni sopra descritte, che tracimano dai miei cassetti, così come dai cassetti di tutti.
Non c’è niente di male ad avere fatto quelle foto, è così bello e rilassante passare un pomeriggio di inverno al mare con la macchina fotografica al collo per vedere se poi si porta a casa qualcosa.
Per cui sono colpevole anche io, ma non fino al punto di pensare che quelle foto siano arte e meritino di essere esposte.

Quello che veramente mi disturba dunque è lo scarso livello di selezione, l'esigenza di riempire i muri con fotografie a prescindere, coronando il tutto con un livello di retorica insopportabile.
Le scelte dei così detti esperti sono sostenute da papiri di parole buttate li a caso.
Dieci foto della spiaggia di Rimini (o Viareggio è uguale..) diventano un percorso intimo nell’abbandono dell’anima, della speranza del ritorno, della ricerca di .....
Dieci foto dentro un capannone abbandonato sono la rappresentazione della periferia come “non luogo”, delle identità perdute, dell’incertezze del futuro...
Decine di righe a sostenere, molto spesso, il nulla fotografico; andate a vedervi il “progetto” intitolato E la nave va (titolone) che ha vinto uno dei premi a Savignano, poi mi direte se la mia è acredine, invidia o semplicemente lucidità mentale.

Se non fosse sufficiente a capire da dove tutto questo nasca, basta assistere ad alcune letture portfolio, ascoltare il troppo frequente nulla dei “lettori” che sbadigliando scorrono le nostre foto quasi ignorandole o vomitando parole e concetti che passano dall’orizzonte storto all’utero cosmologico, guardandosi intorno nella speranza che sia finita, cercando disperatamente di arrivare quanto prima all’ora di pranzo.

Vado a farmi una camomilla.

Le regole sono fatte per essere infrante?

date » 23-04-2014 23:34

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tags » composizione fotografica, regole fotografiche, critiche,

Sono convinto che ognuno di noi abbia la propria tecnica ma, soprattutto, ognuno di noi cerchi di fare le foto che maggiormente lo rappresentano.
Credo si possa essere d'accordo che la prima persona a cui debba piacere una foto sia colui che la realizza, anche se siamo sovrastati da immagini prodotte ad uso e consumo dei "like" che potrà ottenere.
Sono assolutamente disinteressato (o refrattario) al risultato tecnico, e alle regole compositive, se anche una sola foto "esce", mi colpisce e mi emoziona, per me quel rullo è stato un successo.
Se poi è una emozione condivisa sono,ovviamente, più felice
Certo, non ho la pretesa di voler essere un Dalì della fotografia, ma a volte penso che il Bignamino delle regolette fotografiche condizioni fortemente, rischiando di trasformare il fruitore dell'immagine in uno che guarda ma non vede.
Una delle ultime critiche che mi hanno autorevolmente fatto è stata “ che nei miei schemi compositivi i vettori di forza vanno troppo spesso da sinistra verso destra.....”
Sarà perchè sono mancino ??..
A parte gli scherzi, questo genere di lettura non mi interessa, e non mi è mai interessato, ne per me, ne per le foto che ho il piacere di vedere.
Quelli che passano la vita con la livella a controllare l'orizzonte sono poi gli stessi che vanno in brodo di giuggiole davanti allo scatto della spiaggia,di HCB, dove l'orizzonte era molto storto, con la sola differenza che in quel caso "dona dinamicità" mentre nella mie è semplicemente storto e basta.
Ci può essere tutta la tecnica del mondo in una foto assolutamente insignificante e viceversa, dipende sempre dalla sensibilità di chi la guarda e giudica, ed è ovviamente lecito criticare ed essere criticati perché in questo modo si incontrano opinioni diverse, ognuna con le proprie ragioni, o torti, che comunque arricchiscono.
Per cui petto in fuori, fronte alta e avanti per la propria "strada".
A proposito, uno dei più bei complimenti mai ricevuti ad una mia foto, scritto da un anonimo foto amatore come lo sono io, è stato " Sei uno che sa raccontare".
Con buona pace dei vettori di forza.



Lomo e scatolette di plastica

date » 08-02-2014 12:27

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tags » lomo, lomography, holga, diana, lightleaks, lca, lca+,

La Lomografia può essere considerata un vero e proprio approccio fotografico? oppure è semplicemente una moda, un pò snob, per distinguersi dalla massa dei fotografi che ormai, tra smartphone e macchinette compatte ad altissime prestazioni si moltiplicano in maniera esponenziale?

Sappiamo che la fotografia così come l’abbiamo pensata per più di un secolo è morta e sepolta. La fotografia fatta di ragionamento tecnico e del sapere attendere non è più praticabile in un mondo che ormai pretende di vedere e far vedere all’istante dove si è e con chi, cosa si mangia e cosa si beve, come ci si veste prima di uscire per andare a scuola o al lavoro.
Così come non è più (quasi) praticabile dal professionista fotografo che è costretto a consegnare il lavoro in tempi brevissimi e quindi deve essere certo del risultato ottenuto.
La fotografia digitale ed internet sono un connubio bellissimo ed esplosivo perché da una parte abbiamo avuto modo di vedere cose impensabili solo qualche anno fa, dall’altra ci siamo trovati sotto centinaia di milioni di foto inutili che tra l’altro hanno schiacciato verso il basso la possibilità, alle nuove leve della professione fotografo, di emergere deprimendo professionalità e, soprattutto, il riconoscimento del valore intellettuale ed economico di uno scatto.
Oggi tutti pensano di saper fare una foto ma, soprattutto, tutti sanno che con un qualsiasi programma di fotoritocco si possono ottenere in pochi minuti fotografie ad un livello più che accettabile per essere consumate in pochi secondi.
Così mentre il digitale aumentava le possibilità pratiche della fotografia, internet ed il fotoritocco la soffocavano.

Questo è un processo irreversibile per cui è inutile ricamarci sopra e quindi, tornando alla domanda iniziale, io credo che entrambe siamo delle verità; la Lomografia è indubbiamente un approccio fotografico ed è senz’altro una moda.

E’ un approccio fotografico, e qui posso parlare per esperienza personale, nel momento in cui non si riesce a partire per un viaggio agli antipodi, o per un tour fotografico sotto casa, senza pensare a che macchina portare, che pellicola, che tipo di situazioni troveremo o, ancora, cercando di immaginare che risultato otterremo ( il più delle volte disatteso...)

E’ una moda perché prima è scoppiata la mania di avere l’oggetto da esibire e poi questa mania si è trasferita (ancora) nel digitale.
Conoscete una app fotografica che non proponga filtri vintage, vignettatura o cornici polaroid?
Oggi ci sono fior di digitali che con appositi programmi propongono i filtri Lomo già in fase di ripresa per non parlare poi degli obiettivi in plastica da applicare a macchine da migliaia di euro.
Come sempre di tutto un po', e con molta confusione.

Io parlerò delle mie esperienze con la Lomo e altre russe, di cinesi e di come si possa partire per un viaggio con alcune scatolette di plastica e la coscienza a posto.

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